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Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

Un giorno per parlare di cibo.

Secondo gli studi delle Nazioni Unite, ancora oggi circa 870 milioni di persone al mondo soffrono di malnutrizione cronica. La maggioranza delle persone che soffrono la fame vive nei paesi in via di sviluppo, e rappresenta il 15% della loro popolazione complessiva, mentre i restanti 16 milioni vivono nei paesi dalle economie sviluppate. Le donne sono le principali produttrici di cibo ma, per ragioni culturali o sociali, soffrono la fame molto più degli uomini. Circa il 50% delle donne incinte soffre di carenza di ferro. Carenza di ferro significa che, ogni anno, 315.000 donne muoiono a causa di emorragie conseguenti al parto.

Le cause della fame nel mondo

Le cause della fame nel mondo sono molteplici, ma le principali si possono riassumere in sei punti:

  1. La trappola della povertà Le persone che vivono in condizione di povertà estrema non hanno la possibilità di nutrirsi in maniera adeguata. Non nutrendosi adeguatamente, non hanno le forze necessarie per svolgere nessun tipo di lavoro e quindi non possono procurarsi cibo. Questa è la trappola della povertà: un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
  2. Mancanza di investimenti nel settore dell’agricoltura. La maggior parte dei paesi poveri dipende dall’agricoltura e dalle attività ad essa correlate per la propria sopravvivenza: pertanto, per una riduzione sostenibile della fame è necessaria una generale crescita economica. Una mancanza di investimenti nell’agricoltura impedisce al settore di crescere e ai piccoli agricoltori di uscire dalla povertà.
  3. Condizioni climatiche. Alluvioni, lunghissimi periodi di siccità, tempeste tropicali. Tutte queste calamità si stanno verificando con frequenza e violenza sempre maggiori e con disastrose conseguenze sui Paesi colpiti (come ad esempio la distruzione di interi raccolti), spesso molto poveri. Così il problema della fame non può fare altro che aggravarsi. In particolare, la siccità è una delle cause principali della carenza di cibo in Paesi poveri come Etiopia, Somalia, Kenya e nella regione del Sahel.
  4. Guerre e conflitti. Si calcola che nel mondo ci siano quasi venti milioni di rifugiati. Scappano da sanguinose guerre che li hanno privati di tutto: casa, affetti e qualsiasi speranza di un futuro. In guerra, il cibo diventa un’arma: spesso i soldati distruggono le scorte di cibo dei loro nemici, i campi vengono cosparsi di mine e le fonti d’acqua inquinate. Siria, Afghanistan, Iraq e Somalia sono i Paesi da cui proviene oggi la maggior parte dei rifugiati in tutto il mondo.
  5. Instabilità dei mercati. Soprattutto negli ultimi decenni, il prezzo del cibo è stato molto instabile rendendo difficoltoso l’accesso al cibo e limitandolo a quei periodi in cui il costo è più basso. Quando il prezzo si alza troppo (per esempio a causa dell’utilizzo di cibo per la produzione di biocarburanti richiesti dai paesi europei), le persone mangiano cibi più economici e meno nutrienti. In molti casi, non riescono proprio a procurarsene.
  6. Spreco di cibo. Un terzo di tutto il cibo prodotto a livello mondiale (circa 1,3 miliardi di tonnellate) non viene consumato. Questo spreco di cibo è una mancata opportunità per combattere il problema della fame nel mondo, quando una persona su otto soffre di fame cronica. La Confederazione elvetica, ad esempio, stima uno spreco annuale di 297 kg a testa, per un totale di 2,3 milioni di tonnellate.

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Un giorno per parlare di cibo

Il 16 ottobre è stata proclamata la Giornata Internazionale dell’Alimentazione. Su questo tema e in particolare in questo periodo dell’anno, ActionAid si mobilita in tutto il mondo insieme ai suoi sostenitori, attivisti, volontari, studenti, genitori e insegnanti, dal Malawi al Nepal, dal Sudafrica alla Svizzera, per parlare di fame e per ricordare a tutti che il cibo è un diritto umano fondamentale. Le attività organizzate ogni anno sono tra le più diverse: marce, manifestazioni e cortei, cene solidali a tema, banchetti, mostre fotografiche, rappresentazioni teatrali, concerti, lettura di storie e di poesie, petizioni, appelli (sui social ad esempio), tornei sportivi, attività ludiche nelle scuole e molto altro ancora. Negli scorsi anni ad esempio sono state organizzate le seguenti attività:

  • Nel 2009 a Napoli, Activista, il network della gioventù di ActionAid ha usato piatti, bicchieri e posate per fare rumore e spingere i leader politici ad ascoltare la loro richiesta e di assumere le proprie responsabilità, per mettere fine alla sofferenza di quelle persone che ogni giorno soffrono la fame.
  • Nel 2013 in Brasile 350 attivisti di ActionAid hanno portato al Congresso brasiliano una petizione, firmata da 50.000 persone, che chiedeva la non approvazione di una legge che avrebbe permesso la produzione di “semi suicidi” OGM (meglio conosciuti come Terminator). Questi semi non germogliano in seguito al primo raccolto e ciò significa che gli agricoltori avrebbero dovuto acquistarne di nuovi. Grazie alla petizione, il Presidente della Congresso ha promesso che quella legge non sarebbe stata approvata sotto la sua presidenza...un grande successo!

Queste sono solo alcune delle molte attività che ogni anno vengono svolte in molti paesi del mondo.

Per garantire il diritto al cibo ActionAid si batte ogni giorno attraverso la rimozione delle disuguaglianze esistenti nel controllo della terra, dell’acqua, dei pascoli, delle foreste e delle sementi; attraverso il contrasto delle violazioni dei diritti dei contadini e dei lavoratori e la richiesta di maggiori investimenti pubblici in agricoltura e sviluppo rurale. La Giornata Mondiale dell’Alimentazione rappresenta un’occasione importante per parlare di fame e di cibo, ma per ottenere risultati concreti è necessario l’impegno quotidiano di ciascuno.

ActionAid

21 ottobre 2016