Matteo fai scuola

Quando il terremoto mise in ginocchio L’Aquila e altri cinquantasei comuni abruzzesi, portandosi via tutto, c’erano bambini di sei anni che stavano per iniziare la scuola. Ora quei bambini hanno undici anni e, terminate ormai le scuole elementari, si preparano come allora per andare alle medie. E questo senza aver mai messo piede in una scuola vera, di quelle coi mattoni alle pareti e le tegole sui tetti.

A cinque anni di distanza dalla tragedia che distrusse circa 10mila edifici tra cui le 70 strutture scolastiche che ospitavano ogni giorno circa 13.000 studenti, infatti, la mancanza di un piano strategico per la ricostruzione sta ancora costringendo un’intera generazione di alunne e alunni a formarsi dentro i container, come delle lattine di Coca Cola qualsiasi.

Parliamo di mancanza di un piano strategico perché per una volta, sembra incredibile, non è un problema di soldi. Quelli ci sarebbero, considerando che dal 2009 ad oggi, il Governo ha messo sul tavolo una cifra come 37 milioni di euro per la ricostruzione delle scuole aquilane. Il problema, semmai, è che per spendere quei soldi servono i progetti esecutivi di quelle scuole. In altre parole, serve che il Comune apra dei bandi di gara, scriva dei capitolati, aggiudichi dei lavori a delle imprese per poter sbloccare i soldi.

Quando qualche settimana fa il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel suo discorso di fiducia alle Camere, ha annunciato che la scuola sarebbe stata in cima alle priorità del suo governo in molti all’Aquila avranno tirato un sospiro di sollievo. Vuoi vedere che questa è #LaSvoltaBuona anche per le nostre scuole’ si saranno domandati. E, come loro, ce lo siamo domandati pure noi.

Per questo, per non rimanere nel dubbio, oggi vi chiediamo di scrivere, insieme a noi, al Presidente Renzi per dirgli che ha una grande opportunità davanti a sé, quella di fare scuola’: venendo a verificare la ricostruzione con i suoi occhi e, insieme ai cittadini aquilani, dare un segnale forte dell’attenzione del governo al problema, oltre a farsi garante della necessità di partecipazione dei cittadini al processo di ricostruzione. Perché siamo convinti che le alunne e gli alunni dell’Aquila meritino un futuro più "solido" e meno provvisorio delle attuali scuole.