La crisi economica che affligge il nostro Paese da 5 anni, ha avuto un impatto significativo sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto e di consumo per circa 1 veneto su 3 (30%), ma è soprattutto il fastidio e il senso di disagio nutriti nei confronti dello spreco (75%) ad orientarli nelle loro scelte, attestandosi tra gli italiani più sensibili al tema insieme ai lombardi (76%). Il 49% dei veneti intervistati, infatti, dichiara di comperare solo lo stretto necessario. Una nuova sensibilità, dunque, rispetto all’impatto che il proprio consumo incontrollato, individuale o familiare, può avere sul resto mondo, che sta inducendo i veneti di fatto a impostare nuove regole di consumo a tavola, complici anche una maggiore attenzione per la propria salute (72%) e per l’ambiente (20%). Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta da Ipsos per ActionAid Verso l’Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche’, diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame, attraverso la quale per il secondo anno l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo, contribuendo a rimuovere le disuguaglianze esistenti nel controllo delle risorse (terra, acqua, pascoli, foreste e sementi), promuovendo uno sviluppo economico locale sostenibile, e garantendo una corretta alimentazione a bambini e adulti.Nuove consapevolezze, quindi, che il campione interpellato da Ipsos testimonia di aver acquisito: rispetto a 2 anni fa, per quasi la metà dei veneti (49%), sono sensibilmente diminuiti gli alimenti che finiscono in pattumiera senza essere consumati, e si è imparato a strizzare l’occhio a quelle variabili chiave che qualificano un prodotto alimentare: l’origine italiana (62%), il rispetto della stagionalità a favore della qualità (46%), la presenza di un marchio biologico (13%) e di un prezzo più basso (21%), mentre ancora scarso peso ha per i veneti la scelta di prodotti locali (15%) e dunque la possibilità di privilegiare la filiera corta. Ben il 94% dei veneti compra frutta e verdura senza involucro di plastica, più della metà  dichiara di fare la spesa al mercato (54%) e si riferisce a iniziative di piccoli produttori locali e a Km 0 (53%). Scarsissima attenzione però viene data dai veneti all’acquisto di prodotti non alimentari sfusi o a peso: insieme ai marchigiani sono infatti gli ultimi in Italia per utilizzo di prodotti sfusi e alla spina per la pulizia (70%). Altrettanto importante la variabile economica e del risparmio nelle scelte d’acquisto e nei comportamenti alimentari, laddove 1 su 5 si orienta sulla base di una promozione in corso, il 21% favorisce un prodotto a un prezzo più basso e ben il 42% dei veneti dichiara che lo spreco di alimenti scaduti o andati a male non capita quasi mai nelle loro case, posizionandosi tra gli italiani virtuosi in tal senso, rispetto a una media nazionale del 38% che però in Emilia Romagna tocca punte del 55%.L’indagine rivela come la crisi (30%) rappresenti solo uno dei fattori che ha indotto i veneti ad una maggiore attenzione al proprio stile di consumo alimentare; sulla scia della crescente visibilità data dai media ai vari allarmi lanciati dalla società civile in merito alle difficoltà economiche delle famiglie italiane, una leva importante emersa dall’indagine risiede soprattutto nella forte sensazione di disagio e fastidio che procura lo spreco (75%) in linea con le percentuali registrate nella macroregione Nord (75%) e che calano sensibilmente al Sud (55%) - e da una certa dose di senso di colpa (28%) nei confronti di quelle persone che, anche nel nostro Paese ormai, non hanno di che alimentarsi. Il 62% dei veneti infatti, ha una certa consapevolezza del fatto che il 13% delle famiglie italiane non possa permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni, e che per ogni persona che non ha da mangiare al mondo ce ne sono due obese o in sovrappeso (59%); ben la metà sa che 1/3 della produzione mondiale di cibo viene sprecato (50%) e sono gli italiani più consapevoli sulla realtà che il cibo prodotto al mondo basterebbe a sfamare l’intera popolazione globale (90%) ma quasi la metà dei veneti ha ancora un’idea vaga dell’impatto che gli attuali sistemi di agricoltura hanno sull’ambiente e sui consumi di combustibile per la produzione (48%), mentre circa 1 su 3 lo ignora completamente. Una buona dose di fiducia nel sistema dell’informazione caratterizza tuttavia i veneti interpellati, i quali confidano nel ruolo della sensibilizzazione (50%) per attivare comportamenti stabili più virtuosi sulla questione sprechi alimentari, anche se il 39% ritiene che l’attivazione avrebbe solo un effetto temporaneo e solo il 2% nullo.Ci fa molto piacere constatare una nuova consapevolezza dei cittadini campani rispetto al proprio ruolo nevralgico di consumatori finali in una filiera strategica come quella del cibo dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia È fondamentale che tutti riconoscano il peso specifico individuale in quelle dinamiche che partono dal proprio territorio ma assumono una valenza globale. Confidiamo dunque nell’opportunità offerta da Expo 2015 per lasciare una grande eredità a questa classe emergente di cittadini attivi e consapevoli.Cresce rapidamente infatti l’attenzione degli italiani nei confronti di quello che si preannuncia il grande appuntamento del 2015 per il nostro Paese: a luglio 2013, quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell’Expo 2015 che si terrà a Milano l’anno prossimo, mentre a un anno di distanza, il 78% della popolazione è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà degli italiani (54%) dichiara che intende visitare l’Esposizione milanese (35% molto probabile, 19% abbastanza probabile). Grandi le aspettative degli italiani nei confronti dei possibili esiti: la diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%), la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%), la lotta alla fame nel mondo (17%) nonché la riforma del sistema globale per la produzione agricola (8%). Segnali evidenti di come i fattori cibo e sprechi alimentari siano diventati una chiave di riflessione non solo per gli attori economici implicati nel comparto, ma anche e soprattutto per gli stessi consumatori finali, compresi i campani.Non poche, infine, le perplessità nutrite dai genitori italiani per gli sprechi nelle mense scolastiche, un comparto dove si consumano 380 milioni di pasti all’anno nelle scuole elementari e medie inferiori, 2 milioni di pasti ogni giorno, per un fatturato di 1.3 miliardi di euro annui. Non esistono di fatto dati nazionali sugli sprechi alimentari prodotti nelle mense scolastiche ma, secondo alcune rilevazioni, circa il 10% dei pasti serviti (pari a 87mila tonnellate di cibo) sono eccedenze, delle quali l’85% è totalmente sprecato. Fotografia restituita anche dai genitori italiani sentinelle interpellati da Ipsos, i quali, in una scala da 1 a 10, danno un voto poco più che sufficiente alla lotta agli sprechi nelle mense dei figli (6.7), questione che sembra essere il vero tallone d’Achille nel servizio di ristorazione scolastica rispetto alla qualità del cibo (7.1) e alla pulizia degli spazi (7.6). Interpellati sulle tipologie e la qualità del cibo servito in mensa, la quasi totalità dei genitori ritiene che i propri figli consumino frutta e verdura di stagione a scuola (89%) e interrogati sulla presenza di cibi di qualità più o meno elevata, la percentuale decresce nettamente quando si rilevano consumi come surgelati (54%) o scatolame (38%). Ancora meno i genitori italiani in grado di dire se cibi biologici (38%) prodotti equo-solidali (44%) o prodotti DOP (46%) raggiungono il piatto del figlio quando mangia a scuola, e si dimostrano ancora meno partecipativi rispetto a un possibile coinvolgimento nelle commissioni mensa delle scuole, laddove solo il 3% dei genitori intervistati è attivo in una commissione mensa, nota come istituzione a 3 famiglie italiane su 4; quasi le metà dei genitori non conosce le attività di tale commissione nel dettaglio, e solo 1 famiglia su 3 ha contatto diretto con i membri della commissione (33%), il cui impegno è peraltro riconosciuto utile dalla maggioranza (84%). Tuttavia, a domanda diretta, ben due terzi dei genitori si percepisce come soggetto potenzialmente utile in affiancamento all’istituzione nella scelta di menu di qualità e antispreco.È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento. Parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, docenti, studenti e personale non docente. I figli del 91% del campione intervistato. Un bacino enorme che rappresenta 1/6 della Nazione e che può farsi davvero promotore e partecipe di consumi alimentari sostenibili, attraverso l’adozione di comportamenti individuali e collettivi virtuosi prosegue Marco De Ponte Per questo ActionAid ha deciso di intervenire nella realtà scolastica, promuovendo con forza e a tutti i livelli la lotta agli sprechi, e coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori in attività di formazione su stili alimentari rispettosi della propria salute e delle risorse disponibili. Come l’iniziativa Io Mangio Giusto, con la quale ActionAid si è posta l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa più giusta e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.Nel Veneto, a partire dall’anno scolastico 2014/2015, circa 60 classi in 14 scuole delle province di Treviso, Venezia e Padova saranno coinvolte nelle attività di sensibilizzazione ActionAid sulle corrette pratiche antispreco e su come il peso delle proprie scelte individuali di consumo alimentare si riverberino su scala globale.I bambini sono dunque parte attiva negli interventi e nelle iniziative di sensibilizzazione di ActionAid, che da tempo si occupa della tematica cibo e sprechi. All’estero, con la lotta all’accaparramento delle terre dei piccoli agricoltori da parte delle grandi multinazionali, e nelle scuole e nelle mense italiane, realizzando interventi ad hoc anche in partenariato con altre realtà impegnate sul tema, come Cittadinanza Attiva, con la quale ActionAid ha condotto una ricerca proprio sullo spreco nelle mense. Anche quest’anno, attraverso la campagna Operazione Fame, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’Organizzazione entrerà nelle mense scolastiche di decine di istituti italiani, promuovendo una serie di iniziative ed eventi che avranno come protagonista il simbolo della campagna, un cucchiaio  bucato, teso a testimoniare l’inutilità dello strumento senza la possibilità di un accesso equo alle risorse, e a trasferire ai bambini l’importanza delle proprie scelte alimentari, indirizzandoli verso un consumo sano e sostenibile, nel rispetto del proprio territorio e delle disparità globali.