La crisi economica che affligge il nostro Paese da 5 anni ha avuto un impatto molto significativo sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto e di consumo per oltre la metà degli italiani (51%). In particolare, per il 57% dei cittadini pugliesi, il ciclo economico sfavorevole ha portato a una riduzione dello spreco alla quale non è però corrisposta una gestione dell’acquisto di prodotti alimentari più attenta, con il 68% dei pugliesi che continua a comprare più dello stretto necessario. Diverse cause, inoltre, contribuiscono a stimolare scelte mirate davanti agli scaffali come a casa, complice anche una maggiore attenzione per la propria salute (76%), una nuova sensibilità sugli impatti che il proprio consumo incontrollato, individuale o familiare, può avere sull’ambiente (14%) e sul resto mondo (6%). Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta da Ipsos per ActionAid Verso l’Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche’, diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame, attraverso la quale, per il secondo anno, l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo, contribuendo a rimuovere le disuguaglianze esistenti nel controllo delle risorse (terra, acqua, pascoli, foreste e sementi), promuovendo uno sviluppo economico locale sostenibile, e garantendo una corretta alimentazione a bambini e adulti.Nuove consapevolezze, quindi, che il campione interpellato da Ipsos testimonia di aver acquisito: rispetto a 2 anni fa, per la metà dei pugliesi, sono diminuiti gli alimenti che finiscono in pattumiera senza essere consumati, sebbene secondo il 12% degli intervistati (percentuale più alta rilevata rispetto alle altre regioni) la quantità di cibo sprecato sia aumentata. La maggiore sensibilità dei cittadini su queste tematiche si riflette nei propri comportamenti d’acquisto. Per quanto riguarda i generi alimentari, la Puglia è fra le regioni italiane in cui si presta maggiore attenzione alla provenienza regionale dei prodotti (31%) e alla loro stagionalità (53%). Il 94% degli intervistati ha inoltre dichiarato di comprare esclusivamente frutta e verdura a peso risparmiando, quindi, su involucri di plastica e polistirolo, abitudine che sta prendendo piede anche per quanto riguarda  l’acquisto di detersivi e prodotti per la pulizia che, il 27% degli intervistati ha comprato, più di una volta, sfusi. I pugliesi amano fare la spesa al mercato (81% contro il 71% nazionale), preferendo produttori locali e il chilometro zero: infatti il 55% ha dichiarato di aver acquistato più di una volta prodotti alimentari, negli ultimi dodici mesi, presso mercatini e iniziative locali. Altro dato importante è quello che vede la Puglia avere il primato dell’appartenenza a un Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.): contro una media nazionale del 10%, il 17% degli intervistati ha fatto parte di un G.A.S. nel corso dell’ultimo anno.In generale,  gli abitanti della Puglia sono a conoscenza di quale sia l’attuale situazione della sicurezza alimentare in Italia e nel mondo: in linea con la media nazionale, il 58% è consapevole che al mondo viene prodotto cibo sufficiente a sfamare più persone di quello che lo abitano e solo il 6% non immagina neanche che 1/3 della produzione mondiale di cibo viene sprecato; il 25% sa che il 13% delle famiglie italiane non si può  permettere un pasto adeguato ogni due giorni, mentre il 31%, a fronte di una media nazionale del 26%, è a conoscenza che per ogni persona che non ha da mangiare ce ne sono due in sovrappeso. Infine, in Puglia, il  25% sa che oltre il 5% dei carburanti consumati in Europa è realizzato a partire da prodotti agricoli, dato quest’ultimo in linea con la media nazionale. Invece, il campione intervistato si divide equamente tra chi è conoscenza del fatto che l’agricoltura sia responsabile del 30% delle emissioni di gas ad effetto serra prodotti dall’uomo, e chi invece ne ha solo una vaga idea o non lo immagina neppure.Rispetto alla capacità di influenzare le scelte delle persone attraverso la sensibilizzazione ad ampio raggio, dall’indagine emerge che una grande dose di fiducia nel sistema dell’informazione caratterizza tuttavia i pugliesi interpellati, che tendono a dividersi nettamente tra coloro che confidano nel ruolo dei media e della sensibilizzazione per attivare comportamenti stabili più virtuosi sulla questione sprechi alimentari (63%) e una parte ritiene che l’attivazione avrebbe solo un effetto temporaneo (30%).Ci fa molto piacere constatare una nuova consapevolezza degli italiani rispetto al proprio ruolo nevralgico di consumatori finali in una filiera strategica come quella del cibo dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia È fondamentale che i cittadini riconoscano il peso specifico individuale in quelle dinamiche che partono dal proprio territorio ma assumono una valenza globale, con la volontà. Confidiamo dunque nell’opportunità offerta da Expo 2015 per lasciare una grande eredità a questa classe emergente di cittadini attivi e consapevoli.Cresce rapidamente infatti l’attenzione degli italiani nei confronti di quello che si preannuncia il grande appuntamento del 2015 per il nostro Paese: a luglio 2013, quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell’Expo 2015 che si terrà a Milano l’anno prossimo, mentre a un anno di distanza, il 78% della popolazione è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà degli italiani (54%) dichiara che visiterà l’Esposizione milanese. Grandi le aspettative degli italiani nei confronti dei possibili esiti: la diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%), la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%), la lotta alla fame nel mondo (17%) nonché la riforma del sistema globale per la produzione agricola (8%). Segnali evidenti di come i fattori cibo e sprechi alimentari siano diventati una chiave di riflessione non solo per gli attori economici implicati nel comparto, ma anche e soprattutto per gli stessi consumatori finali, compresi i pugliesi.Non poche, infine, le perplessità nutrite dai genitori italiani per gli sprechi nelle mense scolastiche, un comparto dove si consumano 380 milioni di pasti all’anno nelle scuole elementari e medie inferiori, 2 milioni di pasti ogni giorno, per un fatturato di 1.3 miliardi di euro annui. Non esistono di fatto dati nazionali sugli sprechi alimentari prodotti nelle mense scolastiche ma, secondo alcune rilevazionicirca il 10% dei pasti serviti (pari a 87mila tonnellate di cibo) sono eccedenze, delle quali l’85% è totalmente sprecato. Fotografia restituita anche dai genitori sentinelle interpellati da Ipsos, i quali, in una scala da 1 a 10, danno un voto poco più che sufficiente alla lotta agli sprechi nelle mense dei figli (6.7), questione che sembra essere il vero tallone d’Achille nel servizio di ristorazione scolastica rispetto alla qualità del cibo (7.1) e alla pulizia degli spazi (7.6). Interpellati sulle tipologie e la qualità del cibo servito in mensa, la quasi totalità dei genitori ritiene che i propri figli consumino frutta e verdura di stagione a scuola (89%) e interrogati sulla presenza di cibi di qualità più o meno elevata, la percentuale decresce nettamente quando si rilevano consumi come surgelati. (54%) o scatolame (38%). Ancora meno i genitori in grado di dire se cibi biologici (38%) prodotti equo-solidali (44%) o prodotti DOP (46%) raggiungono il piatto del figlio quando mangia a scuola, e si dimostrano ancora meno partecipativi rispetto a un possibile coinvolgimento nelle commissioni mensa delle scuole, laddove solo il 3% dei genitori intervistati è attivo in una commissione mensa, nota come istituzione a 3 famiglie su 4; quasi le metà dei genitori non conosce le attività di tale commissione nel dettaglio, e solo 1 famiglia su 3 ha contatto diretto con i membri della commissione (33%), il cui impegno è peraltro riconosciuto utile dalla maggioranza (84%). Tuttavia, a domanda diretta, ben due terzi dei genitori si percepisce come soggetto potenzialmente utile in affiancamento all’istituzione nella scelta di menu di qualità e antispreco. È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento. Parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, docenti, studenti e personale non docente. I figli del 91% del campione intervistato. Un bacino enorme che rappresenta 1/6 della Nazione e che può farsi davvero promotore e partecipe di consumi alimentari sostenibili, attraverso l’adozione di comportamenti individuali e collettivi virtuosi prosegue Marco De Ponte Per questo ActionAid ha deciso di intervenire nella realtà scolastica, promuovendo con forza e a tutti i livelli la lotta agli sprechi, e coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori in attività di formazione su stili alimentari rispettosi della propria salute e delle risorse disponibili. Come l’iniziativa Io Mangio Giusto, con la quale ActionAid si è posta l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa più giusta e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.Nella provincia di Bari e di Taranto, ActionAid ha avviato varie attività di sensibilizzazione con ragazzi e adulti sul tema del diritto al cibo. Oltre al lavoro con le scuole inserito all’interno di Io Mangio giusto, anche le famiglie sono state coinvolte in un percorso di educazione alimentare consapevole, attraverso attività domestiche e in masseria didattica.I bambini sono dunque parte attiva negli interventi e nelle iniziative di sensibilizzazione di ActionAid, che da tempo si occupa della tematica cibo e sprechi. All’estero, con la lotta all’accaparramento delle terre dei piccoli agricoltori da parte delle grandi multinazionali, e nelle scuole e nelle mense italiane, realizzando interventi ad hoc anche in partenariato con altre realtà impegnate sul tema, come Cittadinanza Attiva, con la quale ActionAid ha condotto una ricerca proprio sullo spreco nelle mense. Anche quest’anno, attraverso la campagna Operazione Fame, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’Organizzazione entrerà nelle mense scolastiche di decine di istituti italiani, promuovendo una serie di iniziative ed eventi che avranno come protagonista il simbolo della campagna, un cucchiaio  bucato, teso a testimoniare l’inutilità dello strumento senza la possibilità di un accesso equo alle risorse, e a trasferire ai bambini l’importanza delle proprie scelte alimentari, indirizzandoli verso un consumo sano e sostenibile, nel rispetto del proprio territorio e delle disparità globali.