Alla vigilia della giornata mondiale dell’alimentazione, ActionAid rilancia la campagna operazione fame e diffonde l’indagine Ipsos sulle nuove consapevolezze dei piemontesi in materia di cibo e sprechi. grandi aspettative degli italiani, che chiedono all’expo 2015 la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%) e una diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%).Il 46% dei cittadini piemontesi sostiene che, negli ultimi due anni, ci sia stata una diminuzione degli alimenti buttati via senza essere consumati mentre, parallelamente, il 47% afferma che la quantità di cibo che finisce nella pattumiera sia rimasta invariata. Tuttavia, il 70% ha diminuito gli sprechi alimentari, in quanto sensibile a questa tematica mentre, il 45%, a fronte di una media nazionale del 51%, ha dichiarato di aver ridotto lo spreco per via della crisi economica. Diverse cause, inoltre, contribuiscono a stimolare scelte mirate davanti agli scaffali come a casa, complice, soprattutto, una maggiore attenzione per la propria salute (79%), una nuova sensibilità sugli impatti che il proprio consumo incontrollato, individuale o familiare, può avere sul resto mondo (8%) e in minima parte sull’ambiente (6%). Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta da Ipsos per ActionAid Verso l’Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche’, diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame attraverso la quale, per il secondo anno, l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo, contribuendo a rimuovere le disuguaglianze esistenti nel controllo delle risorse (terra, acqua, pascoli, foreste e sementi), promuovendo uno sviluppo economico locale sostenibile e garantendo una corretta alimentazione a bambini e adulti.Per quanto riguarda i generi alimentari, gli abitanti del Piemonte prediligono l’acquisto di prodotti di stagione (55%) e di provenienza italiana (54%). L’87% degli intervistati, inoltre, fa regolarmente la spesa al mercato, staccando di ben 16 punti percentuali la media nazionale del 71%. In linea con il resto degli italiani, i piemontesi scelgono prodotti a chilometro zero (47%). Un ulteriore dato significativo che emerge dall’indagine, è quello relativo allo spreco di alimenti scaduti o andati a male: il Piemonte, con una percentuale del 51%, è infatti, insieme all’Emilia Romagna, la regione italiana in cui, meno spesso, il cibo deteriorato viene gettato via senza essere consumato. Piemontesi virtuosi, quindi, rispetto a una media nazionale del 38%. In merito all’acquisto di prodotti sfusi, sebbene il 93% dichiari di comprare frutta e verdura a peso (media nazionale 89%), risparmiando quindi su involucro di plastica e polistirolo, ciò non avviene per prodotti alla spina dedicati alla pulizia: solo il 9%, su una media nazionale del 22%, compra regolarmente detersivi sfusi.In generale,  gli abitanti del Piemonte sono a conoscenza di quale sia l’attuale situazione della sicurezza alimentare in Italia e nel mondo, con percentuali in linea con le medie nazionali: il 55% è consapevole che al mondo  viene prodotto cibo sufficiente a sfamare più persone di quello che lo abitano mentre il 25% sa che, per ogni persona che non ha da mangiare ce ne sono due in sovrappeso; solo il 6% non immagina neanche che 1/3 della produzione mondiale di cibo viene sprecato. Da sottolineare come i piemontesi siano fra i più consapevoli delle difficoltà quotidiane che alcuni italiani incontrano nell’assicurarsi un’alimentazione regolare: il 32% degli intervistati è, infatti, a conoscenza che il 13% delle famiglie italiane non può permettersi di mettere in tavola un pasto adeguato ogni due giorni. Negativo, invece, il dato sul tema dei biocarburanti: solo il 16% degli intervistati, percentuale più bassa registrata,  sa che oltre il 5% dei carburanti consumati in Europa è realizzato a partire d prodotti agricoli.Rispetto alla capacità di influenzare le scelte delle persone attraverso la sensibilizzazione ad ampio raggio, dall’indagine emerge che una buona dose di cinismo caratterizza tuttavia i piemontesi interpellati, che tendono a dividersi tra coloro che confidano nel ruolo dei media e della sensibilizzazione per attivare comportamenti stabili più virtuosi sulla questione sprechi alimentari (35%) mentre una parte ritiene che l’attivazione avrebbe solo un effetto temporaneo (39%).Ci fa molto piacere constatare una nuova consapevolezza degli italiani rispetto al proprio ruolo nevralgico di consumatori finali in una filiera strategica come quella del cibo dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia È fondamentale che i cittadini riconoscano il peso specifico individuale in quelle dinamiche che partono dal proprio territorio ma assumono una valenza globale, con la volontà. Confidiamo dunque nell’opportunità offerta da Expo 2015 per lasciare una grande eredità a questa classe emergente di cittadini attivi e consapevoli.Cresce infatti rapidamente l’attenzione degli italiani nei confronti di quello che si preannuncia il grande appuntamento del 2015 per il nostro Paese: a luglio 2013, quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell’Expo 2015 che si terrà a Milano l’anno prossimo, mentre a un anno di distanza, il 78% della popolazione è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà degli italiani (54%) dichiara che visiterà l’Esposizione milanese. Grandi le aspettative degli italiani nei confronti dei possibili esiti: la diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%), la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%), la lotta alla fame nel mondo (17%) nonché la riforma del sistema globale per la produzione agricola (8%). Segnali evidenti di come i fattori cibo e sprechi alimentari siano diventati una chiave di riflessione non solo per gli attori economici implicati nel comparto, ma anche e soprattutto per gli stessi consumatori finali, compresi i piemontesi.Non poche, infine, le perplessità nutrite dai genitori italiani per gli sprechi nelle mense scolastiche, un comparto dove si consumano 380 milioni di pasti all’anno nelle scuole elementari e medie inferiori, 2 milioni di pasti ogni giorno, per un fatturato di 1.3 miliardi di euro annui. Non esistono di fatto dati nazionali sugli sprechi alimentari prodotti nelle mense scolastiche ma, secondo alcune rilevazioni, circa il 10% dei pasti serviti (pari a 87mila tonnellate di cibo) sono eccedenze, delle quali l’85% è totalmente sprecato. Fotografia restituita anche dai genitori sentinelle interpellati da Ipsos, i quali, in una scala da 1 a 10, danno un voto poco più che sufficiente alla lotta agli sprechi nelle mense dei figli (6.7), questione che sembra essere il vero tallone d’Achille nel servizio di ristorazione scolastica rispetto alla qualità del cibo (7.1) e alla pulizia degli spazi (7.6). Interpellati sulle tipologie e la qualità del cibo servito in mensa, la quasi totalità dei genitori ritiene che i propri figli consumino frutta e verdura di stagione a scuola (89%) e interrogati sulla presenza di cibi di qualità più o meno elevata, la percentuale decresce nettamente quando si rilevano consumi come surgelati (54%) o scatolame (38%). Ancora meno i genitori in grado di dire se cibi biologici (38%) prodotti equo-solidali (44%) o prodotti DOP (46%) raggiungono il piatto del figlio quando mangia a scuola, e si dimostrano ancora meno partecipativi rispetto a un possibile coinvolgimento nelle commissioni mensa delle scuole, laddove solo il 3% dei genitori intervistati è attivo in una commissione mensa, nota come istituzione a 3 famiglie su 4; quasi le metà dei genitori non conosce le attività di tale commissione nel dettaglio, e solo 1 famiglia su 3 ha contatto diretto con i membri della commissione (33%), il cui impegno è peraltro riconosciuto utile dalla maggioranza (84%). Tuttavia, a domanda diretta, ben due terzi dei genitori si percepisce come soggetto potenzialmente utile in affiancamento all’istituzione nella scelta di menu di qualità e antispreco.È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento. Parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, docenti, studenti e personale non docente. I figli del 91% del campione intervistato. Un bacino enorme che rappresenta 1/6 della Nazione e che può farsi davvero promotore e partecipe di consumi alimentari sostenibili, attraverso l’adozione di comportamenti individuali e collettivi virtuosi prosegue Marco De Ponte Per questo ActionAid ha deciso di intervenire nella realtà scolastica, promuovendo con forza e a tutti i livelli la lotta agli sprechi, e coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori in attività di formazione su stili alimentari rispettosi della propria salute e delle risorse disponibili. Come l’iniziativa Io Mangio Giusto, con la quale ActionAid si è posta l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa più giusta e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.Proprio con Io mangio giusto e i kit di lavoro elaborati per gli alunni delle scuole, ActionAid sta avviando un’attività di sensibilizzazione sui temi dell’alimentazione in alcuni istituti scolastici di Torino.I bambini sono dunque parte attiva negli interventi e nelle iniziative di sensibilizzazione di ActionAid, che da tempo si occupa della tematica cibo e sprechi. All’estero, con la lotta all’accaparramento delle terre dei piccoli agricoltori da parte delle grandi multinazionali, e nelle scuole e nelle mense italiane, realizzando interventi ad hoc anche in partenariato con altre realtà impegnate sul tema, come Cittadinanza Attiva, con la quale ActionAid ha condotto una ricerca proprio sullo spreco nelle mense. Anche quest’anno, attraverso la campagna Operazione Fame, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’Organizzazione entrerà nelle mense scolastiche di decine di istituti italiani, promuovendo una serie di iniziative ed eventi che avranno come protagonista il simbolo della campagna, un cucchiaio  bucato, teso a testimoniare l’inutilità dello strumento senza la possibilità di un accesso equo alle risorse, e a trasferire ai bambini l’importanza delle proprie scelte alimentari, indirizzandoli verso un consumo sano e sostenibile, nel rispetto del proprio territorio e delle disparità globali.