A 100 giorni dal rapimento delle studentesse nigeriane, effetto dannoso sull’educazione di un Paese che già investe solo l’1.5% del Pil in istruzione. La Nigeria registra tra i tassi più alti al mondo di abbandono scolastico, con oltre 10 milioni di minori nigeriani sui 57 milioni a livello globale.Cento giorni dopo il rapimento delle giovani studentesse, ActionAid lancia un appello al governo nigeriano perché si attivi per la liberazione immediata delle ragazze sequestrate dal gruppo estremista Boko Haram. Per l’organizzazione internazionale, le richieste alle autorità nigeriane non sono solo di riportare a casa le ragazze rapite ma anche di investire maggiori risorse nel rendere sicure le scuole e incentivare l’istruzione femminile.La Nigeria denuncia ActionAid è tra i paesi africani con il più alto numero di bambini che non vanno a scuola. Degli oltre 57 milioni di bambini nel mondo che non hanno accesso all’istruzione, più di 10 milioni si trovano in Nigeria. E oltre il 50% è costituito da bambine.  Ma il governo nigeriano investe solo l’1,5% del Pil e il  6% delle risorse nazionali in progetti a tutela dell’istruzione. Dal 2013 ad oggi, più di 800 classi e oltre 200 scuole sono state distrutte nelle regioni di Borno e Yobe dal gruppo Boko haram, nel nord est del paese, una vera e propria fuga dai banchi di scuola; soltanto nella zona di Borno, dallo scorso febbraio, oltre 15.000 studenti non vanno più a scuola. La risposta del governo a tutta questa violenza è stata quella di chiudere le scuole continua ActionAid - il che significa fare il gioco degli estremisti. Apprezziamo l’iniziativa lanciata dalle autorità nigeriane lo scorso maggio, per rendere più sicure le scuole, ma siamo convinti che per fermare Boko haram, bisogna tenere aperte le scuole".Il rapimento delle studentesse e la violenza degli attacchi perpetrati dal gruppo estremista islamico Boko Haram, hanno provocato panico e terrore non solo tra i familiari delle ragazze sequestrate nella regione di Chibok ma anche nelle zone circostanti: migliaia di ragazze sono terrorizzate alla sola idea di andare a scuola fa notare ActionAid e questo comporta che molti genitori preferiscono tenere le ragazze a casa piuttosto che vivere nel terrore che possano essere rapite o uccise’. Nelle regioni di Borno, Yobe e Adamawa, è stato lo stesso governo a chiudere i battenti delle strutture scolastiche.Le testimonianze e le interviste raccolte da ActionAid nelle regioni interessate confermano il terrore di intere comunità ridotte allo stremo. Il dr. Hakil, leader della comunità di Chibok, dove ActionAid è presente, afferma che i ragazzi della regione non stanno più andando a scuola; molte delle comunità sono state attaccate da Boko Haram, anche i bambini della scuola primaria, e l’unica scuola secondaria che c’era è stata bruciata e distrutta. Molte famiglie non vogliono mai più mandare i loro figli a scuola, perché non sono sicure". Le famiglie delle ragazze rapite, intervistate da ActionAid, affermano di non andare più nemmeno nei campi a raccogliere quanto seminato, per paura di attacchi, con gravi ripercussioni sulla sicurezza alimentare di intere comunità.Shaku, 16 anni, è il fratello di una delle studentesse rapite: Viviamo nel terrore, ogni notte c’è qualcuno che urla sta arrivando Boko Haram e allora tutti abbandoniamo di corsa la nostra casa e corriamo nei campi. Amo mia sorella, ricordo di quando leggevamo insieme. Se ripenso a quei momenti, non riesco a dormire e mi viene solo da piangere’. Rhoda ha venti anni, anche sua sorella è ancora nelle mani di Boko Haram: Da quel giorno non riesco a dormire né a mangiare racconta. Shaku e Rhoda sono entrambi traumatizzati da quanto accaduto: come loro, molti altri bambini e ragazzi di queste comunità hanno problemi a dormire o disturbi di alimentazione.La povertà e il rischio di fame si stanno diffondendo nella regione di Chibok; nessuno va più nei campi, i pochi raccolti che avevano sono stati portati via dai gruppi armati e il resto è stato dato alle fiamme. Intere comunità sono ormai allo stremo’, sottolinea lo staff di ActionAid che lavora sul campo. La situazione è disperata. La maggior parte delle scuole rimangono chiuse, molte comunità hanno passato il confine per andare in Nigeria. Più di 800 famiglie si sono trasferite dalle regioni a nord della Nigeria in Camerun, e secondo l’ONU sono 650.000 gli sfollati.ActionAid chiede al governo di mettere fine ad ogni critica nei confronti del movimento di protesta in solidarietà con le ragazze rapite; le autorità nigeriane hanno infatti accusato il movimento Bring Back Our Girls’, di costituire una minaccia per l’operato del governo. ActionAid è parte della coalizione di associazioni e comunità che stanno promuovendo e organizzando proteste quotidiane nella capitale Abuja per fare pressioni sul governo e mantenere viva l’attenzione per ottenere il rilascio delle ragazze rapite. A 100 giorni dal rapimento delle ragazze, ActionAid continua a mantenere viva l’attenzione sul caso e a lavorare in solidarietà con  le famiglie e le comunità nelle regioni più colpite. Per contrastare la violenza e gli obiettivi di Boko Haram, l’unica vera arma è garantire il diritto all’istruzione per tutti’. Per questo, l’organizzazione continua a lavorare nelle regioni a nord est del paese per il diritto all’istruzione di tutti i bambini, e in particolare delle bambine soprattutto nelle regioni rurali, dove maggiore è la povertà. Con i partner locali, ha costruito negli anni un network di girl’s club’, gruppi di auto aiuto costituiti da giovani donne, che incoraggiano il diritto all’istruzione femminile.Nota per i giornalisti: a questo link è possibile scaricare un b-roll con testimonianze dei parenti delle ragazze rapite e della comunità di Chibok in protesta per chiedere un intervento immediato delle istituzioni.http://mailbeta.libero.it/cp/ps/Mail/huge/pickup’a=JD73OI21C6MVNI52GFQ1FO3A&b=4342482c3d