Grandi aspettative degli italiani, che chiedono all’expo 2015 la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%) e una diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%).La crisi economica che affligge il nostro Paese da 5 anni, insieme ad un’accentuata attenzione a stili di vita più salutari, hanno avuto un impatto significativo sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto e di consumo dei cittadini del Lazio: la quantità di cibo che finisce nella pattumiera è notevolmente diminuita rispetto a due anni fa per il 65% dei cittadini laziali e, tra i motivi che hanno condotto ad una spesa più attenta, oltre alla crisi economica (41%), si fanno strada una nuova consapevolezza sull’impatto che il proprio consumo incontrollato, individuale o familiare, può avere sul resto del mondo (62%), una maggiore attenzione all’ambiente (16%), e una sensazione di disagio e di senso di colpa nei confronti di chi è meno fortunato in merito all’accesso al cibo, in Italia e nel mondo (28%). Un laziale su 5 infine adotta regimi dietetici particolari (20%). Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta da Ipsos per ActionAid Verso l’Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche’, diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame, attraverso la quale per il secondo anno l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo, contribuendo a rimuovere le disuguaglianze esistenti nel controllo delle risorse (terra, acqua, pascoli, foreste e sementi), promuovendo uno sviluppo economico locale sostenibile, e garantendo una corretta alimentazione a bambini e adulti.Il campione interpellato da Ipsos testimonia di aver acquisito, rispetto a due anni fa, una spiccata sensibilità per la qualità del cibo: il 72% degli intervistati dichiara di essere più attento a cosa mangia per la propria salute. Cresce di pari passo anche la consapevolezza di come le abitudini quotidiane e gli stili di consumo possono incidere sullo spreco: il 91% compra frutta e verdura sfusa a peso e senza involucri più di una volta l’anno e il 23% compra anche detersivi e prodotti per la casa alla spina’. Con percentuali al di sopra della media nazionale, i cittadini del Lazio amano fare la spesa al mercato: l’82% di loro ha dichiarato di prediligere prodotti freschi più di una volta l’anno e la metà si affida a iniziative di piccoli produttori locali o a km0 (50%).L’aspetto del prodotto è tra i fattori prioritari nelle scelte d’acquisto dei laziali (59%); seguono la stagionalità (47%) e la possibilità di nutrirsi di prodotti italiani (41%). Sulla scia della precarizzazione economica, anche il fattore monetario mostra di avere un suo peso specifico nelle preferenze alimentari dei laziali: il 33% sceglie i prodotti alimentari in promozione, il 14% con un prezzo più basso rispetto a prodotti similari, solo il 9% si indirizza verso prodotti regionali, sacrificando così la filiera corta, mentre una percentuale analoga fa parte di un gruppo di acquisto solidale (G.A.S) con regolarità. Nonostante il 77% dei cittadini del Lazio dichiari di comprare un po più dello stretto necessario, sono incoraggianti i dati sullo spreco di alimenti scaduti: il 35% degli intervistati dichiara di non gettare mai o quasi mai cibo scaduto o deteriorato senza che sia stato consumato. Anzi, il 62% dichiara di aver cambiato abitudini di consumo perché infastidito dallo spreco.In generale infatti,  gli abitanti del Lazio mostrano una buona consapevolezza rispetto al fenomeno dello spreco di cibo nel mondo: un laziale su tre dichiara di sapere che un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato e per l’80% degli intervistati la quantità di cibo prodotta sulla terra basterebbe a sfamare l’intera popolazione mondiale. Il 63% sa che la malnutrizione affligge anche i Paesi più ricchi; solo il 2% degli intervistati non immagina neppure che il 13% delle famiglie italiane non si possa permettere un pasto adeguato ogni due giorni; in linea con la media nazionale, il 27% sa che al mondo, per ogni persona che non ha da mangiare, ce ne sono due in sovrappeso; il 58% è cosciente che al mondo viene prodotto cibo sufficiente a sfamare molte più persone di quelle che lo abitano.Rispetto alla capacità di influenzare le scelte delle persone attraverso la sensibilizzazione ad ampio raggio, dall’indagine emerge che una buona dose di fiducia nel sistema dell’informazione caratterizza tuttavia i laziali interpellati, che tendono a dividersi tra coloro che confidano nel ruolo dei media e della sensibilizzazione per attivare comportamenti stabili più virtuosi sulla questione sprechi alimentari (50%) e l’altra metà ritiene che l’attivazione avrebbe solo un effetto temporaneo (34%) o nullo (12%).Ci fa molto piacere constatare una nuova consapevolezza degli italiani rispetto al proprio ruolo nevralgico di consumatori finali in una filiera strategica come quella del cibo dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia È fondamentale che i cittadini riconoscano il peso specifico individuale in quelle dinamiche che partono dal proprio territorio ma assumono una valenza globale, con la volontà. Confidiamo dunque nell’opportunità offerta da Expo 2015 per lasciare una grande eredità a questa classe emergente di cittadini attivi e consapevoli.Cresce infatti rapidamente l’attenzione degli italiani nei confronti di quello che si preannuncia il grande appuntamento del 2015 per il nostro Paese: a luglio 2013, quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell’Expo 2015 che si terrà a Milano l’anno prossimo, mentre a un anno di distanza, il 78% della popolazione è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà degli italiani (54%) dichiara che visiterà l’Esposizione milanese. Grandi le aspettative degli italiani nei confronti dei possibili esiti: la diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%), la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%), la lotta alla fame nel mondo (17%) nonché la riforma del sistema globale per la produzione agricola (8%). Segnali evidenti di come i fattori cibo e sprechi alimentari siano diventati una chiave di riflessione non solo per gli attori economici implicati nel comparto, ma anche e soprattutto per gli stessi consumatori finali, compresi i cittadini del Lazio.Non poche le perplessità nutrite dai genitori italiani per gli sprechi nelle mense scolastiche, un comparto dove si consumano 380 milioni di pasti all’anno nelle scuole elementari e medie inferiori, 2 milioni di pasti ogni giorno, per un fatturato di 1.3 miliardi di euro annui. Non esistono di fatto dati nazionali sugli sprechi alimentari prodotti nelle mense scolastiche ma, secondo alcune rilevazioni, circa il 10% dei pasti serviti (pari a 87mila tonnellate di cibo) sono eccedenze, delle quali l’85% è totalmente sprecato. Fotografia restituita anche dai genitori italiani sentinelle interpellati da Ipsos, i quali, in una scala da 1 a 10, danno un voto poco più che sufficiente alla lotta agli sprechi nelle mense dei figli (6.7), questione che sembra essere il vero tallone d’Achille nel servizio di ristorazione scolastica rispetto alla qualità del cibo (7.1) e alla pulizia degli spazi (7.6). Interpellati sulle tipologie e la qualità del cibo servito in mensa, la quasi totalità dei genitori ritiene che i propri figli consumino frutta e verdura di stagione a scuola (89%) e interrogati sulla presenza di cibi di qualità più o meno elevata, la percentuale decresce nettamente quando si rilevano consumi come surgelati (54%) o scatolame (38%). Ancora meno i genitori italiani in grado di dire se cibi biologici (38%) prodotti equo-solidali (44%) o prodotti DOP (46%) raggiungono il piatto del figlio quando mangia a scuola, e si dimostrano ancora meno partecipativi rispetto a un possibile coinvolgimento nelle commissioni mensa delle scuole, laddove solo il 3% dei genitori intervistati è attivo in una commissione mensa, nota come istituzione a 3 famiglie italiane su 4; quasi le metà dei genitori non conosce le attività di tale commissione nel dettaglio, e solo 1 famiglia su 3 ha contatto diretto con i membri della commissione (33%), il cui impegno è peraltro riconosciuto utile dalla maggioranza (84%). Tuttavia, a domanda diretta, ben due terzi dei genitori si percepisce come soggetto potenzialmente utile in affiancamento all’istituzione nella scelta di menu di qualità e antispreco.È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento. Parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, docenti, studenti e personale non docente. I figli del 91% del campione intervistato. Un bacino enorme che rappresenta 1/6 della Nazione e che può farsi davvero promotore e partecipe di consumi alimentari sostenibili, attraverso l’adozione di comportamenti individuali e collettivi virtuosi prosegue Marco De Ponte Per questo ActionAid ha deciso di intervenire nella realtà scolastica, promuovendo con forza e a tutti i livelli la lotta agli sprechi, e coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori in attività di formazione su stili alimentari rispettosi della propria salute e delle risorse disponibili. Come l’iniziativa Io Mangio Giusto, con la quale ActionAid si è posta l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa più giusta e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.Nel Lazio e in particolare in alcuni istituti di Cerveteri, ActionAid ha attivato laboratori didattici di sensibilizzazione contro lo spreco e un monitoraggio degli sprechi nelle mense scolastiche.I bambini sono dunque parte attiva negli interventi e nelle iniziative di sensibilizzazione di ActionAid, che da tempo si occupa della tematica cibo e sprechi. All’estero, con la lotta all’accaparramento delle terre dei piccoli agricoltori da parte delle grandi multinazionali, e nelle scuole e nelle mense italiane, realizzando interventi ad hoc anche in partenariato con altre realtà impegnate sul tema, come Cittadinanza Attiva, con la quale ActionAid ha condotto una ricerca proprio sullo spreco nelle mense. Anche quest’anno, attraverso la campagna Operazione Fame, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’Organizzazione entrerà nelle mense scolastiche di decine di istituti italiani, promuovendo una serie di iniziative ed eventi che avranno come protagonista il simbolo della campagna, un cucchiaio  bucato, teso a testimoniare l’inutilità dello strumento senza la possibilità di un accesso equo alle risorse, e a trasferire ai bambini l’importanza delle proprie scelte alimentari, indirizzandoli verso un consumo sano e sostenibile, nel rispetto del proprio territorio e delle disparità globali.