Alla vigilia della giornata mondiale dell’alimentazione, ActionAid rilancia la campagna Operazione Fame e diffonde l’indagine Ipsos sulle nuove consapevolezze degli emiliani in materia di cibo e sprechi. grandi aspettative degli italiani, che chiedono all’Expo 2015 la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%) e una diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%).La crisi economica che affligge il nostro Paese da 5 anni ha avuto un impatto molto significativo sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto e di consumo per oltre la metà degli italiani, un dato che si conferma in tutta la sua forza anche in Emilia Romagna, dove quasi il 52% degli intervistati dichiara di aver diminuito gli sprechi alimentari proprio come diretta conseguenza della precarizzazione delle condizioni di vita. Inoltre, i cittadini emiliani si rivelano fra i più attenti per quanto riguarda la riduzione degli sprechi: più della metà degli intervistati nella regione dichiara di comperare solo lo stretto necessario (51%), mostrando un’attenzione ben più accentuata di quella della media italiana, che si attesta appena al 40%, e che consegna all’Emilia Romagna la medaglia di bronzo su questo tema, appena qualche punto percentuale dopo l’Abruzzo e la Sicilia. Leggermente sopra la media nazionale che si assesta intorno al 73%  - il 79% degli emiliani afferma di aver modificato le scelte relative ai propri acquisti in virtù di una maggiore attenzione per la propria salute, ponendo maggiore attenzione alla qualità, alla provenienza e alla riduzione degli sprechi, sebbene anche altri fattori stiamo cominciando a giocare un ruolo importante, lasciando intravedere una crescita della sensibilità verso le tematiche relative al cibo sano e giusto. Il 63% degli intervistati dichiara di aver ridotto gli sprechi spinto da un senso di fastidio nei confronti di un consumo dissipato, mentre il 33% è stato influenzato dalla consapevolezza che esistono persone che non hanno di che alimentarsi (la media nazionale non raggiunge il 30%). Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta da Ipsos per ActionAid Verso l’Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame, attraverso la quale per il secondo anno l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo, contribuendo a rimuovere le disuguaglianze esistenti nel controllo delle risorse (terra, acqua, pascoli, foreste e sementi), promuovendo uno sviluppo economico locale sostenibile, e garantendo una corretta alimentazione a bambini e adulti.Nuove consapevolezze, quindi, che il campione interpellato da Ipsos testimonia di aver acquisito: rispetto a 2 anni fa, gli emiliani si dimostrano fra gli italiani più attenti agli sprechi, il 55% dichiara infatti di non buttare quasi mai alimenti scaduti senza che siano stati consumati, superando di parecchi punti percentuali la media italiana (38%) e attestandosi al primo posto della classifica delle regioni oculate fra quelle considerate nell’indagine. I cittadini dell’Emilia-Romagna, inoltre, hanno imparato a strizzare l’occhio a quelle variabili chiave che qualificano un prodotto alimentare: fra i banchi del mercato e di fronte agli scaffali dei supermercati, quasi il 60% degli intervistati nella regione  afferma di privilegiare l’acquisto di prodotti stagionali, a fronte di una media italiana che non arriva il 50%. Gli emiliani, inoltre, si dimostrano attenti anche al rispetto dell’ambiente: quasi il 95% di loro dichiara di acquistare preferibilmente frutta e verdura sfusi, quindi prive di involucri di plastica o polistirolo, mentre il 22% acquista detersivi e prodotti per la pulizia alla spina’. Gli emiliani tuttavia continuano ad affidarsi per la loro spesa ai punti vendita della grande distribuzione: solo il 60% dei cittadini della regione sceglie il tradizionale banco del mercato come punto di rifornimento alimentare privilegiato, contro una media nazionale che supera ormai il 70%.L’indagine non si è limitata a sondare le abitudini alimentari degli italiani e degli emiliani, ma ha esplorato anche la loro consapevolezza sulle dimensioni che il problema dell’accesso al cibo assume in Italia e nel mondo, e sugli impatti delle proprie scelte di consumo e di acquisto sui paesi più poveri. Solo per il 6% degli emiliani ha deciso di impostare nuove abitudini di consumo a tavola conscio delle conseguenze che il proprio consumo incontrollato, individuale o familiare, può avere sul resto mondo. Il 54% degli emiliani afferma, inoltre, di essere a conoscenza che al mondo viene prodotto cibo sufficiente a sfamare molte più persone di quelle che lo abitano e il 46% sa che 1/3 della produzione mondiale di cibo viene sprecato. Il 30% degli emiliani non ha ancora nessuna idea dell’impatto che gli attuali sistemi di agricoltura hanno sull’ambiente, il 50% è consapevole che il cibo è un diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite, poco più del 60% degli emiliani dichiara di avere solo una vaga idea del fatto che quasi 1 famiglia su 10 in Italia non può permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni.Rispetto alla capacità di influenzare le scelte delle persone attraverso la sensibilizzazione ad ampio raggio, dall’indagine emerge che una buona dose di fiducia nel sistema dell’informazione caratterizza tuttavia gli emiliani interpellati, che tendono a dividersi tra coloro che confidano nel ruolo dei media e della sensibilizzazione per attivare comportamenti stabili più virtuosi sulla questione sprechi alimentari (55%) e circa una metà ritiene che l’attivazione avrebbe solo un effetto temporaneo (33%) o nullo (6%).È fondamentale che i cittadini riconoscano il peso specifico individuale in quelle dinamiche che partono dal proprio territorio ma assumono una valenza globale, con la volontà - Dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia Confidiamo dunque nell’opportunità offerta da Expo 2015 per lasciare una grande eredità a questa classe emergente di cittadini attivi e consapevoli.Cresce rapidamente infatti l’attenzione degli italiani nei confronti di quello che si preannuncia il grande appuntamento del 2015 per il nostro Paese: a luglio 2013, quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell’Expo 2015 che si terrà a Milano l’anno prossimo, mentre a un anno di distanza, il 78% della popolazione è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà degli italiani (54%) dichiara che intende visitare l’Esposizione milanese (35% molto probabile, 19% abbastanza probabile). Grandi le aspettative degli italiani nei confronti dei possibili esiti: la diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%), la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%), la lotta alla fame nel mondo (17%) nonché la riforma del sistema globale per la produzione agricola (8%). Segnali evidenti di come i fattori cibo e sprechi alimentari siano diventati una chiave di riflessione non solo per gli attori economici implicati nel comparto, ma anche e soprattutto per gli stessi consumatori finali, compresi gli emiliani.Non poche le perplessità nutrite dai genitori italiani per gli sprechi nelle mense scolastiche, un comparto dove si consumano 380 milioni di pasti all’anno nelle scuole elementari e medie inferiori, 2 milioni di pasti ogni giorno, per un fatturato di 1.3 miliardi di euro annui. Non esistono di fatto dati nazionali sugli sprechi alimentari prodotti nelle mense scolastiche ma, secondo alcune rilevazioni, circa il 10% dei pasti serviti (pari a 87mila tonnellate di cibo) sono eccedenze, delle quali l’85% è totalmente sprecato. Fotografia restituita anche dai genitori sentinelle interpellati da Ipsos, i quali, in una scala da 1 a 10, danno un voto poco più che sufficiente alla lotta agli sprechi nelle mense dei figli (6.7), questione che sembra essere il vero tallone d’Achille nel servizio di ristorazione scolastica rispetto alla qualità del cibo (7.1) e alla pulizia degli spazi (7.6). Interpellati sulle tipologie e la qualità del cibo servito in mensa, la quasi totalità dei genitori ritiene che i propri figli consumino frutta e verdura di stagione a scuola (89%) e interrogati sulla presenza di cibi di qualità più o meno elevata, la percentuale decresce nettamente quando si rilevano consumi come surgelati (54%) o scatolame (38%). Ancora meno i genitori in grado di dire se cibi biologici (38%) prodotti equo-solidali (44%) o prodotti DOP (46%) raggiungono il piatto del figlio quando mangia a scuola, e si dimostrano ancora meno partecipativi rispetto a un possibile coinvolgimento nelle commissioni mensa delle scuole, laddove solo il 3% dei genitori intervistati è attivo in una commissione mensa, nota come istituzione a 3 famiglie su 4; quasi le metà dei genitori non conosce le attività di tale commissione nel dettaglio, e solo 1 famiglia su 3 ha contatto diretto con i membri della commissione (33%), il cui impegno è peraltro riconosciuto utile dalla maggioranza (84%). Tuttavia, a domanda diretta, ben due terzi dei genitori si percepisce come soggetto potenzialmente utile in affiancamento all’istituzione nella scelta di menu di qualità e antispreco.È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento. Parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, docenti, studenti e personale non docente. I figli del 91% del campione intervistato. Un bacino enorme che rappresenta 1/6 della Nazione e che può farsi davvero promotore e partecipe di consumi alimentari sostenibili, attraverso l’adozione di comportamenti individuali e collettivi virtuosi prosegue Marco De Ponte Per questo ActionAid ha deciso di intervenire nella realtà scolastica, promuovendo con forza e a tutti i livelli la lotta agli sprechi, e coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori in attività di formazione su stili alimentari rispettosi della propria salute e delle risorse disponibili. Come l’iniziativa Io Mangio Giusto, con la quale ActionAid si è posta l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa più giusta e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.I bambini sono dunque parte attiva negli interventi e nelle iniziative di sensibilizzazione di ActionAid, che da tempo si occupa della tematica cibo e sprechi. All’estero, con la lotta all’accaparramento delle terre dei piccoli agricoltori da parte delle grandi multinazionali, e nelle scuole e nelle mense italiane, realizzando interventi ad hoc anche in partenariato con altre realtà impegnate sul tema, come Cittadinanza Attiva, con la quale ActionAid ha condotto una ricerca proprio sullo spreco nelle mense. Anche quest’anno, attraverso la campagna Operazione Fame, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’Organizzazione entrerà nelle mense scolastiche di decine di istituti italiani, promuovendo una serie di iniziative ed eventi che avranno come protagonista il simbolo della campagna, un cucchiaio  bucato, teso a testimoniare l’inutilità dello strumento senza la possibilità di un accesso equo alle risorse, e a trasferire ai bambini l’importanza delle proprie scelte alimentari, indirizzandoli verso un consumo sano e sostenibile, nel rispetto del proprio territorio e delle disparità globali.NOTA PER GLI EDITORI ACTIONAID, IL DIRITTO AL CIBO E L’EXPO 2015ActionAid International è un’organizzazione indipendente che si impegna nella lotta alle cause della povertà e dell’esclusione sociale. Fondata nel 1972, attualmente è una federazione che ha sede a Johannesburg, in Sudafrica, e lavora con oltre 15 milioni di persone in 45 paesi. ActionAid lavora a fianco delle popolazioni e delle comunità più emarginate attraverso programmi di sviluppo a lungo termine in Asia, Africa e America Latina per garantire un cambiamento sostenibile che duri nel tempo. Dare alle persone la possibilità di organizzarsi e impegnarsi per rivendicare i diritti fondamentali. Coinvolgere i governi, il settore privato e la società civile attraverso campagne di sensibilizzazione e mobilitazione, l’empowerment dei piccoli agricoltori, la lotta contro la volatilità dei prezzi e il diritto alla terra delle comunità più povere. ActionAid vuole agire controcorrente, mettendo le donne al centro della sua azione per la sicurezza alimentare e chiedendo che in ogni parte del mondo sia pienamente riconosciuto il diritto delle donne di  accedere, possedere e controllare la terra che lavorano. Le sinergie tra Expo Milano 2015 e ActionAid International verranno valorizzate nel Sito Espositivo attraverso una serie di eventi che rappresenteranno al meglio le problematiche legate al tema della nutrizione e all’economia da essa derivanti.