Un nuovo caso di landgrabbing interessa le comunità contadine di Bagamoyo, distretto nordorientale della Tanzania: 1300 agricoltori che stanno subendo l’esproprio delle loro terre, per fare posto a piantagioni di canna da zucchero; il progetto è ideato e portato avanti dall’azienda svedese EcoEnergy, nell’ambito della Nuova Alleanza per la Sicurezza alimentare e la nutrizione. Il progetto prevede lo sfruttamento di oltre 20mila ettari di terra, data in locazione all’azienda dal Governo della Tanzania, per i prossimi 99 anni.ActionAid, con un rapporto-inchiesta lanciato oggi dal titolo E ora di agire: fermiamo il furto di terre in Tanzania da parte di EcoEnergy’, evidenzia come l’azienda svedese, pur prevedendo delle consultazioni con i diretti interessati, non ha offerto ai contadini alcuna possibilità di re-insediamento; né ha fornito informazioni chiare e trasparenti sugli effetti irreversibili che il progetto potrebbe avere sulla vita dei contadini e sull’accesso alla terra. Anza Ramadhani, una contadina di 51 anni di Bagamoyo, ha raccontato ai ricercatori di ActionAid: Non abbiamo mai avuto la possibilità di influenzare le decisioni riguardanti la nostra terra e il nostro futuro. Non c’è stata alcuna trasparenza. Non sappiamo dove saremo trasferiti e a quanto ammonterà l’indennizzo’.Uno dei meccanismi attraverso i quali EcoEnergy sostiene che il progetto porterà benefici alle comunità di Bagamoyo, consiste nella agricoltura a contratto’: 1500 piccoli agricoltori userebbero le terre  per coltivare canna da zucchero, rifornendo così l’azienda ad un prezzo concordato. Un sistema che ActionAid reputa molto rischioso:  con questo meccanismo infatti, gli agricoltori sono costretti ad avviare la loro piccola azienda agricola (in gruppi da 50), indebitandosi con prestiti che arrivano fino a 800mila dollari l’equivalente di circa 16mila dollari a persona una somma che è 30 volte il salario minimo annuale di un contadino tanzaniano. Altrettanto preoccupante è che secondo le stime ottimistiche di EcoEnergy quelle aziende agricole impiegheranno 7 anni per ripagare il prestito e iniziare a ricavare un vero profitto; fino ad allora, gli unici guadagni degli agricoltori verranno dal loro lavoro nelle aziende, presumibilmente molto bassi, visto che nel Paese, il salario minimo di un agricoltore si aggira intorno a 44 dollari al mese. Questo sistema implica che il potere contrattuale dei contadini è quasi nullo, sia nei confronti delle banche, alle quali dovranno chiedere prestiti, che nei confronti dell’azienda stessa, nel concordare i prezzi dello zucchero. La partecipazione a progetti di agricoltura diretta a Bagamoyo risulta essere molto rischiosa per i contadini, che di tali rischi non sono stati minimamente informati da parte dell’azienda. Yaekob Metena, Direttore di ActionAid in Tanzania, sostiene: La popolazione di Bagamoyo è legittimamente preoccupata dell’impatto che le coltivazioni di EcoEnergy avranno sulla loro vita. Molte famiglie dipendono dalla terra per la loro sopravvivenza. Quindi i loro bisogni non possono essere ignorati; è per questo che stiamo sollecitando il nostro Governo a sospendere il progetto.Il progetto EcoEnergy è parte di una partnership tra pubblico e privato implementata nel quadro della Nuova Alleanza per la Sicurezza alimentare e la nutrizione. Il caso della EcoEnergy  - spiega Marco De Ponte, Segretaro Generale di ActionAid Italia - è emblematico nel mostrare come la cooperazione internazionale sostenga un paradigma alimentare basato sul modello neoliberale; il progetto infatti viene implementato nel quadro della Nuova Alleanza, una iniziativa nata in sede G7, con l’obiettivo di combattere  la fame e la povertà nel continente aprendo i mercati agricoli africani, e le sue risorse naturali, tra le quali la terra,  agli investimenti del settore privato multinazionale.  Il modello è quello di una cooperazione pubblica che rischia sempre di più di essere posta al servizio degli interessi privati. Un modello che non funziona, ma non ha mai funzionato nemmeno in passato. In Nigeria, Mozambico e Tanzania, e questo caso ne è la riprova, i piccoli agricoltori sono espropriati dalle loro terre per far posto alla canna  da zucchero, al riso o ad altre coltivazioni, quindi si assegna alle grandi imprese un ruolo chiave nello sviluppo, invece che alla piccola agricoltura contadina; Bagamoyo è l’ennesima riprova che l’approccio della Nuova Alleanza, così come è, non funziona e anzi è dannoso e discriminatorio nei confronti dei piccoli agricoltori, la spina dorsale della produzione alimentare  in Africa’.ActionAid chiede al governo della Tanzania di sospendere il progetto e di avviare un nuovo processo di consultazioni con la comunità. La consultazione dovrà fornire ai contadini informazioni sull’impatto complessivo del progetto e dovrà includere la possibilità da parte delle comunità di decidere liberamente se accettare o meno il ricollocamento, oppure al contrario di considerare delle alternative rispetto al progetto proposto dall’azienda. Per fermare il progetto della EcoEnergy, ActionAid ha lanciato una campagna che coinvolge tutti i Paesi della Federazione. Si può firmare la petizione con le richieste indirizzate al Governo della Tanzania al seguente link:www.actionaid.it/landfortanzaniaA questo link è possibile scaricare il rapporto in inglese Take Action: Stop EcoEnergy’s land grab in Bagamoyo,Tanzania : https://drive.google.com/file/d/0B22ndRhBfChYNUZqVUxtWmpvcUE/view’usp=sharingInfografiche: https://drive.google.com/file/d/0B22ndRhBfChYV2FsMWR1VlJFWlk/view’usp=sharingFOTO: https://drive.google.com/file/d/0B22ndRhBfChYNnNWNTl6NmZaT2c/view’usp=sharingAltre foto sono su richiestaPer informazioniUfficio Stampa ActionAid Italia InternationalFrancesca Landi, Head of Public and Media Relations Unit Tel. 06 45200526 Cell. 3355478571 francesca.landi@actionaid.orgTonia Esposito, Responsabile Relazioni Media Tel 06 45200526 Cell. 3397854857 tonia.esposito@actionaid.orgBarbara Antonelli, Information Officer Tel. 06 45200526 Cell. 3385706446 barbara.antonelli@actionaid.org