Nel paese il numero delle vittime continua a salire; per ridurre il numero dei contagi e i decessi è fondamentale accrescere la consapevolezza rispetto ai fattori di trasmissione del virus Ebola; anche sfatare i miti che resistono soprattutto tra le comunità rurali, è fondamentale per salvare vite umane. Queste le parole di Peter Abdulai, operatore di ActionAid in Sierra Leone e parte del team che sta rispondendo all’emergenza Ebola nel paese. Dall’esplosione dell’epidemia, che ad oggi ha ucciso oltre 720 persone nei diversi paesi interessati,ActionAid sta portando avanti nel sud del paese, nelle regioni di Kono e Bo una campagna di sensibilizzazione e informazione sulla trasmissione del virus, attraverso la diffusione di flyer, messaggi radio, visite porta a porta e anche rappresentazioni teatrali villaggio dopo villaggio. Un lavoro che questa settimana è iniziato anche in Liberia.Secondo i dati diffusi oggi dall’OMS, il virus Ebola ha fatto in totale 1323 casi con oltre 720 morti, dall’inizio dell’epidemia lo scorso dicembre, di cui 57 solo negli ultimi 4 giorni. Ci sono comunità intere che per la prima volta si trovano a dover affrontare questo virus e molti miti resistono e sono da sfatare per ridurre la trasmissione. Ci sono comunità spiega Peter Abdulai  che non credono che Ebola sia letale ma lo ritengono una strategia per ridurre la percentuale delle comunità tribali Mende, così che abbiano meno peso politico. Altre comunità credono che il governo abbia vietato il contatto con scimmie e primati non per emergenza sanitaria, ma perché ha messo in atto politiche di conservazione delle specie animali. Solo una corretta informazione può salvare la vita. Per questo, ActionAid sta andando in giro porta a porta, villaggio dopo villaggio, per spiegare i sintomi del virus, i fattori di rischio del contagio e le modalità di prevenzione’.Non è corretto criminalizzare chi ha a che fare con questa terribile malattia. Molte persone non si stanno sottoponendo alle cure necessarie perché sono spaventate. Purtroppo non si fidano del sistema sanitario nazionale e molte delle informazioni che ricevono sono in una lingua che non conoscono’, spiega Mohamed Sillah, Direttore di ActionAid in Sierra Leone. Per questo ActionAid sta lavorando con le organizzazioni locali e i volontari per tradurre, nei dialetti locali, sia le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che del governo. Inoltre, siamo al fianco delle comunità per assicurarci che comprendano come proteggersi e l’importanza delle cure. Un’epidemia di queste dimensioni non ha precedenti in Sierra Leone e occorre fare tutto il possibile per arginare il diffondersi della malattia e ridurre il costo delle vite umane. Purtroppo sul terreno, il nostro staff riferisce che ci sono molte persone, che pur avendo contratto il virus, non cercano cure e assistenza sanitaria, per paura di essere stigmatizzate o perché non conoscono quanto letale sia Ebola.Chiudere le frontiere dei paesi in Africa occidentale e introdurre un sistema di screening presso gli aeroporti è utile, ma l’unico modo per arginare la diffusione del virus, sostengono gli esperti di ActionAid è combattere l’epidemia all’origine, quindi convincere le persone a curarsi se hanno contratto il virus e promuovere una corretta e capillare informazione sulle modalità di trasmissione e prevenzione.Note per i giornalisti:Lo staff di ActionAid sta lavorando per limitare il diffondersi del virus. Sono disponibili fotografie e per interviste:-Mohamed Fofana- Programme Officer del progetto di risposta all’emergenza a Kono: Mohamed ha condotto viste porta a porta in diverse comunità e ha organizzato il lavoro dei volontari per sensibilizzare la popolazione sulla trasmissione e la prevenzione del virus.- Mohamed Silah - Direttore di ActionAid in Sierra Leone, a Freetown. Ha condotto field visit in diverse regioni.-Mike Noyes- Responsabile della risposta umanitaria per ActionAid UK; esperto di assistenza sanitaria, ha vissuto in Africa occidentale per 10 anni.