Una bambina di 11 anni originaria della regione di Sanag, in Somaliland, ha deciso di togliersi la vita dandosi fuoco in seguito a un episodio di stupro, e il suo suicidio dopo 3 mesi è stato archiviato dalla polizia locale come incidente. La vicenda, dapprima tenuta riservata per consentire lo svolgimento delle indagini e garantire la sicurezza della madre della vittima, è stato diffusa da ActionAid in accordo con la famiglia e la comunità locale per fare luce su un accadimento osceno che nel Paese fa poco rumore. La cultura dell’impunità è la causa primaria dell’esacerbazione della situazione e, in seguito al tragico episodio, ha causato la recente  rivolta delle donne stanche di vivere in condizione di terrore. Il numero di stupri riportati, solo nella prima metà del 2013 dal Sexual Assault Referral Centre (SARC) di Hargeisa, la capitale del Paese, è di 112. Di questi, 67 riguardano minori di 15 anni. Un esempio lampante di violazione dei diritti delle donne e discriminazione è il perpetuarsi della pratica delle mutilazioni genitali femminili: la Somalia è il paese con la più alta incidenza della pratica nel mondo (98%) e dove l'indice di ineguaglianza di genere è dello 0,78 (dove lo 0 indica la completa uguaglianza tra i generi e l'1 la totale diseguaglianza). In Somaliland la situazione è simile, con circa il 94,8% delle donne e delle bambine sottoposte alla mutilazione.Hoodo (nome di fantasia) prima di suicidarsi ha combattuto per mesi contro le pesanti conseguenze fisiche e psicologiche che il brutale stupro commesso da un uomo di 28 anni le ha lasciato il 6 Settembre 2014. Parlando della violenza subita agli operatori ActionAid, che l’avevano seguita per le cure mediche e durante tutte le fasi del processo, Hoodo raccontava: Stavo raccogliendo la legna quando un uomo è arrivato alle mie spalle e mi ha colpita. Sono caduta per terra e lui mi ha coperto la testa con un cappotto, così le mie urla non si sarebbero sentite’. Come la maggior parte delle bambine e ragazze in Somaliland, Hoodo era stata precedentemente sottoposta a mutilazione genitale femminile. Per questo l’uomo aveva dapprima usato un coltello per incidere l'infibulazione, e poi l’ha brutalmente violentata abbandonandola sanguinante nel letto di un fiume asciutto, e minacciando di tagliarle la testa se avesse detto a qualcuno quello che era successo. Non riuscivo nemmeno a camminare, ho strisciato fino a casa testimoniava Hoodo Mi ha trovata mio cugino, che è corso a chiamare mia madre al mercato, dove vende prodotti alimentari’.La madre portò immediatamente Hoodo all’ospedale che però si rifiutò di curarla senza una lettera di deferimento da parte della polizia. In Somaliland, infatti, c’è una forte tendenza ad accusare e ostracizzare le vittime di stupro. In un sistema dominato dagli uomini, quelle che hanno il coraggio di denunciare le violenze vengono spesso rigettate. Quando finalmente la bambina fu accettata e poté farsi esaminare, il medico confermò che non solo aveva subito uno stupro, ma che le era anche stata provocata una fistola. La clinica più vicina che poteva guarire Hoodo dalla fistola si trova a Borama, a circa 750 chilometri dal Sanag. Per Hoodo e la sua famiglia, come per tutte le altre vittime, gli effetti della violenza sessuale sono spesso devastanti, oltre che fisicamente e mentalmente, anche da un punto di vista economico. Non sempre, infatti, le famiglie delle vittime riescono a permettersi le cure necessarie e le spese legali per avere giustizia. Fortunatamente, Hoodo ha potuto ricevere il supporto di ActionAid. Tramite il partner locale Solidarity Community Development Organization (SCDO), ActionAid ha aiutato la madre della bambina a far curare la figlia nella clinica di Borama. Tornate nel Sanaag, la madre di Hoodo, sempre con il sostegno di ActionAid e SCDO, è riuscita a portare in tribunale il caso di sua figlia. Il colpevole è stato arrestato e condannato a 8 anni di prigione. Nonostante l’uomo meritasse un pena molto più severa, per la madre di Hoodo, considerando il contesto e il sistema in Somaliland, si è comunque trattato di una vittoria. Il sollievo, però, è durato poco: poco dopo la Camera degli Anziani della comunità ha rilasciato lo stupratore. In Somaliland, infatti, coesistono tre sistemi legali: la civil law, la legge islamica (Shari’a) e la Xeer’, ossia il diritto consuetudinario. Nel paese la violenza di genere, anche domestica, è estremamente diffusa, ma continua a non essere affrontata nei tribunali ordinari. La maggior parte dei casi di violenza contro le donne viene infatti giudicata applicando il sistema consuetudinario della Xeer, in cui le Camere degli Anziani assumono il ruolo di giudici. A causa delle molteplici interferenze delle comunità e della tendenza dei giudici a minimizzare e sottostimare la gravità delle violenze sessuali, le vittime sono spesso spinte ad accettare compensazioni ingiuste e inadeguate o addirittura a sposare gli uomini che hanno usato loro violenza. Il padre di Hoodo, convivente con la seconda moglie con cui si è risposato tempo addietro, ha raggiunto Sanaag per negoziare con gli anziani. Alla fine ha accettato un risarcimento di 400 dollari, e in cambio ha acconsentito alla liberazione dell’uomo che ha violentato sua figlia. A metà gennaio, la bambina stravolta da quanto vissuto negli ultimi mesi, si è tolta la vita dandosi fuoco e la polizia a fine mese ha archiviato la sua morte come incidente. Gli operatori ActionAid non si sono arresi, e sono ancora il percorso della giustizia.Ogni criminale che resta impunito testimonia l’indifferenza delle autorità, degli anziani, dei padri e del leader religiosi rispetto al dolore delle vittime. Hoodo e le altre donne chiedono giustizia. dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia. Siamo fieri del lavoro che i colleghi in Somaliland e in tanti altri Paesi del mondo stanno portando avanti in nome della verità e della giustizia prosegue Marco De Ponte La nostra Organizzazione si impegna a garantire sostegno legale, medico e psicologico alle donne vittime di violenza e a spingere il governo del Somaliland e tutti i sistemi di giustizia corrotti e malsani a contrastare la cultura dell’impunità facendo sì che coloro che commettono violenze contro bambine e donne paghino per i loro crimini’.Per aiutare ActionAid nella lotta contro la violenza di genere, la discriminazione e lo sfruttamento, e per dare voce alle donne che non hanno voce, è possibile sostenere l’Organizzazione attraverso il sostegno regolare Azione Donna: meno di 55 centesimi al giorno per aiutare ActionAid ad assicurare assistenza medica, psicologica e legale alle donne vittime di violenza; per fare pressione sulle istituzioni locali e nazionali affinché le leggi vengano applicate e siano perseguiti coloro che commettono violenza; per rendere le donne consapevoli dei loro diritti e perché anche gli uomini, mariti, padri, fratelli, acquisiscano coscienza dei diritti delle donne.Azione Donna http://www.actionaid.it/cosa-puoi-fare/dai-voce-alle-donne________________________________Note agli editori: Il lavoro di ActionAid in SomalilandActionAid International Somaliland (AAIS) lavora al fianco delle comunità più povere e marginalizzate di tre delle sei regioni amministrative del Somaliland, Sanaag, Marodijex e Togdheer, per rispondere ai bisogni più basilari relativi al sostentamento, all’istruzione, all’emancipazione femminile e alle crisi umanitarie. AAIS lavora con 7 partner locali e con le autorità governative. Nella regione di Sanaag, la più remota e meno accessibile del paese, ActionAid lavora dal 1992 promuovendo l’emancipazione femminile e la sensibilizzazione della società in generale attraverso corsi di formazione indirizzati a donne, giovani, insegnanti e altri gruppi sociali. Nel 2013, ad esempio, AA ha organizzato 32 workshop rivolti a insegnanti per coinvolgerli nelle attività di advocacy e campaigning contro le mutilazioni genitali femminili. La creazione di gruppi di donne viene fortemente incoraggiata, in quanto l’efficacia della lotta per i diritti viene fortemente accresciuta se l’azione è organizzata e condivisa. 45 coalizioni, ognuna comprendente almeno dieci organizzazioni, sono state create in diverse regioni del paese. Nel 2013 AA ha anche organizzato un forum nazionale a cui hanno partecipato 40 persone tra leader religiosi, ufficiali governativi, insegnanti, membri di gruppi giovanili e appartenenti ai comitati femminili, per discutere delle mutilazioni genitali e trovare soluzioni condivise per promuovere l’abbandono della pratica. L’attività di sensibilizzazione si è svolta anche attraverso programmi radiofonici, collaborazioni con programmi televisivi e pubblicazione di articoli nei giornali locali. Altro punto fondamentale è stata la formazione di donne attraverso 17 workshop sui temi di leadership e politica (importanti specialmente in previsione delle elezioni 2015).  AA è riuscita a coinvolgere circa mille uomini nella discussione sulla violenza e discriminazione di genere. Molte altre attività di AA sono invece mirate a dare alle donne opportunità economiche e imprenditoriali attraverso microcredito e corsi di formazione per la gestione delle imprese. A livello nazionale, ActionAid si interfaccia con le pubbliche amministrazioni e le istituzioni, portando avanti campagne e attività per influenzare le autorità. Attualmente, AAIS sta lavorando con altre organizzazioni della società civile impegnati nella lotta per i diritti umani al fine di assicurare l’introduzione di quote rosa nel parlamento nazionale.